4 dicembre anno Domini 2007
Il senato accademico approva il bilancio annuale.
La Jolly Roger sventola sui palazzi dell’università, sovrastando i gonfaloni del rettorato.
La ciurma dei filibustieri torna ad attraversare la cittadella.
Mentre ammiragli e commodori, rintanati nelle cabine del bastimento reale, tracciano la rotta ufficiale dell’ateneo, al largo riappare il vascello.
Vascello che in troppi vorrebbero fantasma.
Pirati, esistenze bandite da una legalità a senso unico.
La legalità che sgombera le notti bianche, che impone di smaterializzarsi alla chiusura delle facoltà, che perseguita chi liberamente condivide saperi e costruisce socialità.
La loro legalità, brandita come un’arma contro tutto ciò che è critica sociale, volontà di cambiamento.
I pirati siamo noi, tutti noi.
Noi, che quotidianamente abitiamo la città e ne costruiamo la ricchezza.
Noi, che la loro legalità la infrangiamo senza neppure accorgercene.
Ogni volta che fotocopiamo un libro, scarichiamo una canzone, masterizziamo un film, sediamo in piazza a bere una birra.
Noi, che rivendichiamo spazi e tempi di uno stile di vita altro, un’università fatta dagli studenti, per gli studenti. Arricchita dai nostri saperi, non solo dai nostri soldi.
La corte oggi redige la sua lista della spesa, a noi rimane una prospettiva di vita immiserita e precaria.
Ma fuori da quelle stanze un universo di sogni e desideri vive sull’isola.
Oggi le nostre bandiere sventolano al sole.
e l’arrembaggio sarà un sogno collettivo…